Parliamo di Lidio, un signore distinto, allegro, sempre pronto alla battuta e a divertire divertendosi. E’ il marito di Rosa (la figlia dei famosi Giuseppe e Maria che nel 1953 aprirono un’osteria, da tutti conosciuta come “Giuspin”, ma che in realtà oggi si chiama Bar enoteca Rossi), e, insieme con lei, nel 1964 si mette alla guida di quella che nel frattempo da osteria si era tramutata in bar.
Dicevo di Lidio, che, una cinquantina di anni fa, un giorno “inventa” (la ricetta è segretissima) un cocktail (?) dal bel colore ambrato, lo prepara con ben quattordici ingredienti diversi, lo sistema in una boule di vetro e decide di versarlo nei bicchieri con un grosso mestolo, con un casù (rivisitazione del dialetto cassa). E così, questo nettare creato da Lidio prende il nome di casù. Negli anni gli estimatori sono aumentati sempre più, e, addirittura, c’è la compagnia del casù, un gruppo di amici che si ritrovano dal Bar Rossi per berlo. Dici casù e dici festa, allegria, risate, testa che gira, amici. E dici turisti. Sono tantissimi i clienti lombardi e piemontesi estimatori del casù, che si ritrovano davanti al bancone quando suona “la campana del casù”perché va preparato come si deve, e, allora Lidio, quando è pronto, avvisa.
Se si passa davanti al Bar Rossi il giorno della Santa Patrona, subito dopo la processione di andata, non si può non notare il fiume di persone che sosta lì con un bicchiere di casù in mano come da tradizione.
Rosa, la moglie di Lidio (che da piccola da Giuspin lavava i bicchieri), è una signora gentile, sempre elegante, sempre perfetta e sempre sorridente, lei del casù non se ne occupa, lei sta dietro al banco, con una parola per tutti, chiacchiera, serve qualche caffè, non sta ferma un secondo. Controlla che tutto fili liscio, che i suoi figli Giuseppe e Roberto e Matteo il ragazzo che lavora con loro da quando era ragazzino, si comportino come dei perfetti barman. Si barman e non semplicemente baristi, perché tutti e tre sono barman Aibes. Roberto è anche sommelier. Giuse (penso che nessuno lo chiami Giuseppe) è capo barman, sommelier e istruttore Aibes, lui insegna. Ha lavorato a Montecarlo e nei migliori bar italiani e con i migliori barman, e ha imparato tantissimo di questo mestiere che ama, e ha capito quanto sia importante per lui che tutto sia in ordine e perfetto, e dal 1990 ha introdotto l’uso della divisa per chi sta dietro al banco, come in uso nei migliori bar e in quelli storici.
Il bar Rossi è tradizione ma anche innovazione, e allora parliamo del nuovo tipo di drink che Giuse propone, affumicato, con legno di betulla, abete, faggio, con aromi come il pepe, il cardamomo, la cannella. Oltre ad essere bellissimo e scenografico da vedere è anche molto buono da gustare, e, a renderlo ancora di più particolare è che gli appetizer e gli stuzzichini sono scelti abbinandoli al tipo di affumicatura. Se poi tutto questo è servito all’esterno, seduti sulle poltroncine sotto il bellissimo camino pensile, l’atmosfera è perfetta.
I due fratelli, che sono una fucina d’idee, per soddisfare i loro clienti, s’inventano le serate a tema, e così ci si può imbattere nella serata toscana, con ribollita prosciutto crudo tagliato a mano e formaggio di fossa, in quella ostriche e champagne, o astice e spumante per dirne alcune.
Sono in tanti a organizzare feste di compleanno, inaugurazioni, comunioni e buffet, e ad avvalersi della loro professionalità per il servizio di catering. Si è certi che sarà tutto perfetto.
Del resto, se ci sono persone, che erano accompagnate dal nonno a bere la gazzosa, e dopo oltre cinquant’anni vengono ancora qui per bere un bianco e fare due chiacchiere, un motivo ci sarà. Sarà la cordialità di questa famiglia, la loro professionalità, la serietà, l’ampia scelta di ottimi prodotti. O forse sarà la magia del casù.